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Tiny house, come vivere con tutto quello che serve grazie al design

Ispirazioni - 1 Agosto 2019

Tiny house, come vivere con tutto quello che serve grazie al design

Tiny house e micro living per uno stile di vita all'insegna del minimalismo.

Negli ultimi anni, soprattutto negli USA, si è assistito a un boom di  tiny houses (piccole case). E anche in Italia, più di recente, ha iniziato a diffondersi questo nuovo stile abitativo. Ma cosa sono esattamente e perché sempre più persone le scelgono per viverci? 

Le Tiny house sono micro abitazioni (che vanno da un minimo di 7 mq a 50 mq circa), generalmente prefabbricate a moduli, provviste di sistemi di efficientamento energetico e meno costose delle abitazioni tradizionali. 

Nel loro piccolo hanno tutto ciò di cui si ha bisogno, servizi, cucina, zona notte, impianti elettrici e idraulici e molti piccoli comfort. 

Ciò che le caratterizza è un design molto attento grazie al quale ogni centimetro viene sfruttato al massimo, con soluzioni del tutto originali e senza rinunciare alla comodità. 

Dietro quella che potrebbe apparire come l’ultima moda made in USA, in realtà c’è un movimento globale di persone che hanno scelto consapevolmente di vivere in uno spazio ridotto e di avere uno stile di vita alternativo ed eco friendly. 

Le origini di questo movimento sono da rintracciarsi nelle idee del filosofo e scrittore americano Henry David Thoreau contenute nella sua più celebre pubblicazione, Walden: Vita nel bosco. Considerato il primo romanzo ecologista, il libro racconta dei due anni trascorsi dall’autore a contatto con la natura in una piccola abitazione che conteneva lo stretto necessario. 

Un’esaltazione della semplicità che ancora oggi è un punto di riferimento per i minimalisti. La sua opera venne ripresa negli anni ‘70 e fu di grande ispirazione per la beat generation e per tutta la controcultura statunitense. 

Ed è in quegli anni, infatti, che si gettano le basi del Tiny House Movement, che si affermò però solo alla fine degli anni ‘90 quando l’architetta inglese Sarah Susanka scrisse The Not So Big House: A Blueprint for the Way We Live. Un invito rivolto ai proprietari di case affinché  pensassero alla qualità più che alla quantità - massimizzando grazie al design gli spazi più piccoli invece di acquistare case più grandi. 

Tiny house, necessità o scelta di vita?

Vivere in una mini casa è senza dubbio una scelta da prendere con molta consapevolezza e che richiede coraggio e spirito di adattamento. Certo, può nascere anche dalla necessità economica, dal bisogno di risparmiare sulle spese che un’abitazione tradizionale comporta. Non si può infatti negare che il fenomeno delle micro case abbia avuto particolare fortuna nel periodo della crisi economica del 2008. 

Ma difficilmente troverete qualcuno che abbia fatto questa scelta senza aver dietro una forte convinzione, una certa visione del mondo,  una coscienza ecologista, un atteggiamento anti-consumistico, un assetto valoriale che contrappone l’essere all’avere. 

Per molti vivere in pochi metri quadri è inoltre  sinonimo di libertà e indipendenza dalle cose materiali e dalla vita urbana, significa liberarsi dal superfluo e vivere con quello che basta per essere felici. 
 

Pro e contro del vivere in una tiny house

Va da sé che la riduzione degli spazi abitativi ha i suoi lati positivi ma anche negativi.

In cima alla lista dei pro troviamo senz’altro il risparmio di denaro. Costruire e mantenere una casa piccola richiede meno risorse economiche. Si risparmia sul mutuo, sulle bollette, sulle tasse, sulle spese condominiali e si evitano acquisti inutili, razionando bene anche le scorte di cibo. Tutte risorse che è possibile destinare ad altro. 

Anche l’ambiente ringrazia: per il materiali con cui in genere sono costruite e per i sistemi di autosufficienza energetica di cui vengono provviste (pannelli solari, cellule fotovoltaiche, compost toilet, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana), le abitazioni XXS sono in grado di ridurre drasticamente l’impronta ecologica di chi le abita. 

Si vive più a contatto con la natura perché nella maggior parte dei casi le micro abitazioni vengono installate in campagna, vicino ai boschi, lontano dalla città. Avere spazi interni ridotti, inoltre, porta a trascorrere più tempo all’aria aperta.   

La costruzione, grazie alla composizione modulare, in genere è molto rapida. Allo stesso modo  è facile e veloce anche il suo smontaggio e ciò consente di spostare la casa potenzialmente ovunque. 

Infine, il micro living stimola la creatività e l’inventiva per sfruttare al meglio ogni angolo. L’ottimizzazione degli spazi permette di pensare agli ambienti della casa con una prospettiva del tutto originale e mai scontata. 

Ci sono poi degli aspetti negativi che potrebbero scoraggiare chi è intenzionato ad abbracciare la filosofia del “less is more”, o quanto meno potrebbero portare a considerare una tiny house come una soluzione adatta solo per periodi brevi, come vacanze o weekend. 

Innanzitutto, bisogna prestare molta attenzione alla giusta areazione della casa perché anche una candela profumata può dare fastidio, o l’odore di un toast bruciato può rimanere per giorni prima di andar via. 

Anche l’ordine e la pulizia diventano essenziali, ogni oggetto fuori posto o ripiano non pulito in una casa piccola danno la sensazione di disordine e confusione. È innegabile inoltre che i movimenti risultano ridotti al minimo all’interno di spazi di piccola dimensione, non particolarmente adatti, quindi, a chi soffre di claustrofobia. 

Spazi essenziali ottimizzati grazie al design

Vivere secondo principi minimal non significa affatto rinunciare al comfort e alla bellezza. 

E la chiave sta tutta nel design, che rende più funzionale e piacevole alla vista ambienti piccoli e permette di instaurare una sintonia emotiva con gli spazi. 

Il ruolo del design nella progettazione degli spazi e degli arredi, nel caso delle tiny houses  è cruciale nel determinare la qualità della vita di chi le abiterà. Parliamo di un design più che mai “sartoriale”, cucito addosso a chi vuole vivere in una mini casa. 

Solitamente si opta per una struttura a due livelli attraverso l’inserimento di un soppalco che avrà la funzione di zona notte. 

Anche in Italia abbiamo esempi di  tiny house. 

Renzo Piano nel 2013 ha progettato Diogene, una mini casa sostenibile e autosufficiente che prende il nome dal filosofo greco che aveva scelto di abitare in una botte. È il caso anche delle abitazioni pieghevoli di 27 mq che si montano in sole 6 ore, costruire a Città Sant’Angelo, in Abruzzo, con tecniche antisismiche. Italiana è anche aVoid, la minuscola casa off-grid su ruote di appena 9 mq progettata dal giovane architetto Leonardo Di Chiara. 

Grazie a soluzioni di design, è possibile condensare la zona living e la zona notte in pochi metri tramite i mobili trasformabili di cui Clei è leader indiscussa dal lontano 1963. Arredi intelligenti, flessibili e adattabili in base alle esigenze e agli spazi disponibili, che, grazie all’elevato contenuto tecnologico, con semplici gesti si trasformano nelle versioni giorno, notte e spazio ragazzi.

Questi esempi hanno in comune, oltre alle piccole dimensioni, un’accurata ricerca nella progettazione degli spazi e degli arredi, elemento imprescindibile per rendere meno utopico il motto “piccole case per vivere in grande”.

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